Introduzione
Con il termine specifico di “cervicalgia” intendiamo riferirci, nel settore medico e riabilitativo, a tutte quelle affezioni dolorose che colpiscono la zona cervicale della colonna vertebrale.
Il dolore cervicale è un disturbo molto diffuso nella popolazione mondiale, con un grande impatto economico soprattutto nei paesi occidentali più industrializzati, in quanto è responsabile di numerose assenze dai luoghi di lavoro.
Sembra colpire maggiormente i soggetti che hanno l’abitudine di assumere posture scorrette nelle varie fasi della giornata, ad esempio per motivi di lavoro (pensiamo a coloro che sono costretti a trascorrere ore intere seduti ad una scrivania di fronte ad un computer).
Purtroppo per pigrizia, o semplicemente per mancanza di tempo, chi soffre di cervicalgia o dolore cervicale tende spesso a sottovalutare e trascurare i sintomi avvertiti, lasciando così che la situazione si aggravi ulteriormente con il passare del tempo fin al punto da rendere cronica questo tipo di problematica. Come è possibile evitare tutto questo?
In questo articolo, ti offriremo una visione dettagliata di una delle diverse possibili tecniche manuali a cui poter sottoporre un paziente con dolore cervicale: il pompage cervicale.
Prima di procedere con la descrizione delle fasi e delle modalità di esecuzione della tecnica appena citata, è bene riportare alcune informazioni sulla patologia analizzata.
Cosa sapere sul dolore cervicale o cervicalgia?
Il dolore cervicale, o cervicalgia, si manifesta come un dolore localizzato al tratto cervicale della colonna vertebrale, che include la regione posteriore del collo, ma può estendersi anche sulle spalle (sui muscoli trapezi), lungo tutto il braccio, fino ad arrivare alla mano, oppure irradiarsi verso la nuca e la fronte.
Colpisce maggiormente soggetti di età compresa tra 40 e 60 anni e riguarda soprattutto le donne o chi abita in città rispetto a soggetti che abitano in zone agricole.
Può essere causata da numerosi fattori come: temperature fredde, condizioni della postazione di lavoro, traumi, discopatie, artrosi cervicale, colpo di frusta, alterazioni posturali ed altri.
Alcuni dei sintomi più comunemente riferiti da chi soffre di dolore cervicale o cervicalgia, risultano essere:
- Tensione muscolare su collo e spalle
- Nausea
- Mal di testa (cefalea)
- Vertigini
- Formicolii o intorpidimento alle braccia/mani
- Rigidità del collo e del capo
- Difficoltà di movimento
- Pesantezza della testa
- Disturbi visivi
Per avere informazioni più dettagliate sul dolore e/o infiammazione cervicale, leggi l’articolo presente sul nostro sito “Cervicale: infiammazione e sintomi. 5 segni per riconoscerla.”
Cosa fare in caso di dolore cervicale o cervicalgia?
In caso di cervicalgia o dolore cervicale, a seconda della sua diversa natura, molteplici possono essere le modalità di intervento per la risoluzione della sintomatologia sofferta. Nello specifico, è possibile distinguere terapie di tipo conservativo e terapie di tipo chirurgico.
Tra le terapie conservative elenchiamo:
- Rimedi naturali: applicazioni di unguenti o estratti naturali con riconosciute proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche (arnica montana, artiglio del diavolo, canfora); o assunzione di tisane con piante ad azione rilassante e calmante (melissa, camomilla, valeriana).
- Rimedi farmacologici: assunzione di antinfiammatori non steroidei (FANS), farmaci mio-rilassanti, cortico-steroidi, analgesici.
- Rimedi fisioterapici: esecuzione di sedute strumentali (SIS,laser yag, VISS, tecar ecc…) in fase acuta per la risoluzione del dolore e dell’infiammazione, seguite da sedute di massoterapia decontratturante per il rilassamento muscolare, affiancate da un programma di esercizio terapeutico e di rieducazione posturale che verranno inseriti in modo graduale nel programma riabilitativo studiato appositamente per il paziente.
- Ossigeno-ozono terapia
Le terapie di tipo chirurgico, a cui si fa ricorso solo in caso di forte disabilità del paziente nella vita quotidiana e di fallimento del trattamento conservativo, prevedono tecniche di discectomia, cioè di rimozione del disco intervertebrale e sua successiva sostituzione.
Se vuoi scoprire di più su questo argomento, leggi l’articolo “Dolore cervicale: quali sono i rimedi e le cure principali”.
Guarda anche l’articolo “Una soluzione per la tua cervicale:
il Sistema Super Induttivo (SIS)” per conoscere una delle terapie strumentali più all’avanguardia per risolvere il tuo problema cervicale.
Vediamo ora insieme, nel prossimo paragrafo, in cosa consiste la metodica del “pompage”.
Il pompage: hai mai provato questa tecnica?
Il pompage, noto a molti fisioterapisti e riabilitatori con la dicitura in lingua originale “les pompages”, è una tecnica praticata presso l’F-Medical Group di Frosinone. In linea generale, può essere collocato tra le tecniche di terapia manuale mio-fasciale. E’ questa una prima importante distinzione da fare con la terapia strumentale (basata sull’utilizzo di macchinari fisici come laser, Sistema Super Induttivo, tecarterapia ecc…) perché, come ben potrai immaginare, nel caso del pompage è la mano dell’operatore che esercita l’effetto benefico. Se non hai ancora mai provato questa tipologia di trattamento manuale, ti invitiamo a rivolgerti solo a personale qualificato al fine di ottenere risultati soddisfacenti.
Di derivazione francese (il termine è stato infatti adottato inizialmente dall’osteopata Marcel Bienfait), il pompage può essere descritto come una lenta e progressiva trazione o messa in tensione per alcuni minuti di una specifica struttura anatomica. Infatti la tecnica pompage può essere impiegata non solo sul distretto cervicale, ma anche su altre regioni corporee come l’anca o la colonna lombo-sacrale, oppure su componenti muscolari come il trapezio o il piriforme.
Quanti tipi di pompage esistono?
Seguendo le linee guida teoriche circa il pompage, possiamo distinguerne due tipologie principali, a seconda dei diversi elementi anatomici su cui viene applicato e su cui esercita il suo effetto di trazione:
- Pompage articolare: come potrai capire dal nome, questa tecnica ha come target d’azione un qualsiasi distretto articolare interessato da una condizione patologica. L’obiettivo è di metterlo in tensione per ottenere una diminuzione della pressione all’interno della giuntura (decompressione articolare) ed un parziale riassetto delle superfici articolari e delle componenti ossee. La trazione manuale apportata è in grado, inoltre, di stimolare la microcircolazione locale, aumentando la nutrizione sanguigna alla cartilagine, riducendo gli indici di infiammazione e migliorandone la mobilità.
Pompage muscolare: come dice la parola stessa, questa modalità di pompage ha come target d’azione le strutture muscolari sottoposte a carichi stressanti, che appaiono tese e meno elastiche e che risultano sede di contratture. Gli effetti da esso prodotti sono: l’ aumento del metabolismo muscolare e del flusso sanguigno alle singole fibre muscolari con conseguente rilassamento e allungamento del muscolo stesso.
Come viene eseguito il pompage cervicale?
Dopo aver fornito una prima chiara spiegazione circa la definizione di “pompage”, possiamo proseguire con la descrizione delle modalità esecutive di tale manovra sul distretto cervicale della colonna. Ti starai chiedendo “Perché proprio la colonna cervicale?”
Le motivazioni sono diverse: in primo luogo, il pompage è indicato come trattamento manuale in tutti quei casi in cui, il dolore cervicale o cervicalgia sia in una fase acuta, quando dunque la massoterapia risulta essere una controindicazione a causa della fase infiammatoria acuta presente.
- Inoltre il pompage, essendo un trattamento manuale estremamente piacevole e rilassante, risulta una delle tecniche manuali maggiormente richieste da parte di pazienti con dolore cervicale. Infine, la motivazione principe per la quale il pompage è uno dei trattamenti manuali più utilizzati, è legata ai risultati efficaci mostrati, confermati da anni di esperienza clinica da parte di riabilitatori di tutto il mondo.
Ora non ci resta che vedere come viene realizzata una seduta di pompage per dolore cervicale.
La tecnica di pompage articolare cervicale consiste nell’esecuzione di gentili trazioni vertebrali assistite e può essere suddivisa in tre fasi, da svolgere secondo tempistiche progressive:
- Fase 1 – Graduale messa in tensione del segmento corporeo
- Fase 2 – Mantenimento della tensione
- Fase 3 – Ritorno alla posizione iniziale
Bisogna sempre considerare che si tratta di una terapia di tipo manuale, per cui è bene ricordare che non esiste un protocollo unico di esecuzione, ma molto dipende dal contributo del singolo terapista che applica la tecnica, il quale deve necessariamente rispettare alcuni fondamenti della manovra. Sarà compito del terapista stesso, infatti, scegliere innanzitutto se applicare un pompage di tipo articolare, di tipo muscolare o eventualmente entrambi, mettendo a proprio agio il paziente, spiegando brevemente il lavoro che andrà ad eseguire ed invitandolo ad abbandonarsi completamente alle sue mani. Il paziente dovrà posizionarsi semplicemente supino sul lettino, con le braccia rilassate lungo fianchi, le gambe tenute distese o meglio piegate alle ginocchia con l’aiuto di un supporto come un cuscino tubolare (questo consente di appiattire la colonna vertebrale a livello della lordosi lombare, soprattutto in chi presenta un’accentuazione di tale curva.)
Un trattamento con metodo pompage comprenderà inizialmente una prima parte di massaggio, utile per il detensionamento della muscolatura della parte superiore del dorso (trapezio fascia media e superiore, SCOM, muscoli sotto-occipitali ed altri). Il massaggio può essere eseguito secondo le più comuni tecniche conosciute come sfioramento, impastamento e frizioni superficiali e può essere considerato come uno stadio preparatorio per entrare in contatto con il paziente e per facilitarne il rilassamento psico-fisico: infatti, spesso, dopo averlo effettuato, si vanno ad eseguire le vere trazioni assistite delle singole fasi prima citate.
Per la realizzazione della Fase 1, il terapista, dopo aver individuato il livello specifico su cui agire, dovrà porre entrambe le sue mani al di sotto della nuca del paziente con una presa stabile e sicura (per evitare scivolamenti improvvisi) , ma allo stesso modo avvolgente e cauta, data la delicatezza della zona trattata e la sua vicinanza con il volto. Come detto, questa prima fase consiste in una trazione dolce, lenta, regolare e progressiva che non deve allungare i tessuti oltre la loro fisiologica elasticità, per permettere un rilasciamento delle fibre muscolari, una decoaptazione delle articolazioni intervertebrali, una distensione dei legamenti spinali ed un ampliamento dei forami di coniugazione.
Pensa che la sola mano del terapista è in grado di provocare un allontanamento dei corpi vertebrali di circa 2 mm!
Come viene impressa questa trazione? Semplicemente con le dita, in direzione centrifuga, ovvero verso il corpo del terapista, come se si volesse “allungare” o “tirare” il collo del paziente, il quale non deve assolutamente avvertire dolori o eccessiva tensione, altrimenti questo produrrebbe uno spasmo difensivo che annullerebbe gli effetti ricercati.
E il soggetto sotto trattamento dovrà solo rimanere fermo?
No, il ruolo del paziente è fondamentale per una maggiore efficacia della tecnica; egli, infatti, non solo dovrà cercare di rilassarsi quanto più possibile, ma dovrà anche accompagnare attivamente la trazione attraverso l’esecuzione di una respirazione profonda in due tempi: inspirazione con il naso ed espirazione a bocca aperta durante la messa in tensione. Inoltre, per portare in tensione anche la regione dorsale superiore, si potrà richiedere un movimento di depressione dello sterno verso il basso guidato dal terapista, che potrà imprimere una guida al movimento da eseguire con una mano posta sullo sterno del paziente.
La Fase 2 prosegue con il mantenimento della trazione raggiunta per un tempo minimo di almeno 30 secondi: questa fase è necessaria per raggiungere l’obiettivo di rilassamento e allungamento mio-fasciale cervico-dorsale. Il paziente dovrà continuare ad eseguire la respirazione profonda. Il terapista potrà sentire con le dita la resistenza offerta dai tessuti alla tensione imposta: le componenti mio-fasciali tenderanno, infatti, a tornare alla loro posizione iniziale e alla loro condizione di retrazione ed accorciamento responsabile del dolore cervicale.
La Fase 3 della tecnica pompage è il rilascio della messa in tensione: durante questa parte, il terapista dovrà riportare il tratto cervicale della colonna nel suo posizionamento di origine, ponendo fine alla trazione vertebrale. Fondamentale risulta la tempistica di azione: il ritorno dovrà essere molto lento e graduale e dovrà durare circa il doppio della Fase 2, quindi della messa in tensione. E’ questa fase che consente di stimolare la circolazione locale ed aumentare quindi il nutrimento delle cartilagini articolari delle articolazioni vertebrali, al fine di prevenire o di agire su patologie come l’artrosi: possiamo dire, quindi, che uno degli scopi del pompage è la lubrificazione articolare.
La trazione può essere ripetuta più volte, sempre a tolleranza del paziente. Sulla base della posizione iniziale del capo, la tecnica può essere concentrata su diversi livelli vertebrali: a seconda del grado di inclinazione si può agire maggiormente sulle primissime vertebre cervicali (C1 – C2) oppure sulle ultime (C5-C6-C7).
Il trattamento può essere completato anche con manovre di pompage muscolare sui muscoli agenti sul distretto cervicale, quali ad esempio trapezio, scaleni, SCOM.
Quali effetti produce il pompage cervicale?
Se correttamente eseguita, la trazione vertebrale effettuata con il pompage cervicale articolare può dare i seguenti effetti:
- Allontanamento e separazione dei corpi vertebrali;
- Stiramento e separazione delle faccette articolari;
- Correzione delle curve spinali;
- Allargamento dei forami di coniugazione;
- Messa in tensione dei legamenti spinali;
- Allungamento dei muscoli della colonna cervico-dorsale;
- Allungamento delle strutture fasciali;
- Aumentata elasticità muscolare locale;
- Miglioramento della circolazione locale;
- Riduzione dell’infiammazione;
- Aumentato apporto nutritivo alle cartilagini articolari;
- Lubrificazione articolare;
- Miglioramento del ROM di movimento del capo;
- Riduzione del dolore cervicale;
- Rilassamento psico-fisico del paziente.
Quando applicare il pompage cervicale?
Il pompage cervicale è una modalità di trattamento che viene applicata su molte problematiche che riguardano tutto il rachide cervicale; ma andiamo a vedere più nello specifico su quali condizioni trova maggiore giovamento:
- Protrusioni cervicali
- Ernie cervicali
- Vertigini
- Disordini dell’articolazione temporo-mandibolare (malocclusioni o di grignamento)
- Cervicalgia muscolo-tensiva
- Cervico-brachialgia
- Cervico-cefalia
- Mal di testa o cefalea
- Presenza di osteofiti (sporgenze ossee sulle vertebre cervicali)
- Rigidità muscolo-articolare (torcicollo)
- Spasmi o contratture ai muscoli del collo (trapezio, SCOM ecc…)
- Traumi
- Tendiniti
- Artrosi cervicale
- Rettilinizzazione della lordosi cervicale
Quando non applicare il pompage cervicale?
Nonostante il pompage cervicale sia una tecnica manuale molto delicata, può comunque non essere indicato applicarla in alcune situazioni. Vediamole insieme.
In linea generale i casi in cui è meglio non trattare il paziente con questa metodica sono i seguenti:
- Presenza di fratture vertebrali (soprattutto se non consolidate, in quanto si applicherebbero forze di trazione sulle componenti lesionate che ne ritarderebbero la guarigione)
- Cure farmacologiche in corso con farmaci antitumorali (responsabili di una diminuzione dell’elasticità dei tessuti corporei e soprattutto di un cambiamento di consistenza di molti tessuti molli per cui potrebbe essere dannoso sottoporre a tensione delle strutture indebolite).
Inoltre, seppure non sia controindicato in assoluto, è necessario porre particolare attenzione alla somministrazione del pompage su donne in stato di gravidanza, che, come sappiamo, sono oggetto di importanti squilibri ormonali durante il periodo di gestazione: in particolar modo aumenta il rilascio dell’ormone relaxina e questo provoca una maggiore elasticità dei tessuti corporei. Di conseguenza, è compito del terapista saper regolare e bilanciare correttamente la tensione da applicare durante la trazione manuale, tenendo conto della condizione ormonale descritta.
Pompage cervicale: fa male?
Avrai notato che le circostanze in cui è meglio evitare il pompage cervicale sono molto poche e circoscritte solo ad alcune condizioni cliniche, per le quali comunque è importante ricorrere alla massima cautela.
Il pompage si rivela, per il resto delle situazioni, un trattamento benefico, sicuro, efficace e non invasivo, che non presenta particolari rischi o effetti collaterali. Le sue caratteristiche fondamentali sono la delicatezza e la lentezza d’azione, sempre nel pieno rispetto dei tempi e dei sintomi riferiti dai pazienti con dolore cervicale che si apprestano a riceverlo.
Per questo possiamo rispondere alla domanda con sicurezza: no, il pompage cervicale non fa male perchè riconosce come limite alla messa in tensione proprio lo scatenamento del dolore.
E’ bene comunque precisare che, la stimolazione mio-fasciale e circolatoria da esso provocata, unita ad una non corretta respirazione durante la manovra, possono causare la comparsa di vertigini o giramenti di testa momentanei: per questo, al termine della seduta, è opportuno che il paziente si alzi dal lettino molto lentamente e rimanga per qualche minuto in posizione seduta per permettere al proprio corpo di riabituarsi alla gravità.
Ogni quanto tempo sottoporsi ad una seduta di pompage cervicale?
Non esiste un protocollo specifico in termini di tempi o sedute di applicazione della tecnica di pompage cervicale: molto dipende dalla valutazione funzionale iniziale delle condizioni del paziente, dalla natura del dolore cervicale sofferto e dalla sua possibile causa.
Solitamente si eseguono circa due o tre sedute a settimana presso l’F-Medical Group di Frosinone, associate ad altre modalità di trattamento sia strumentali che manuali. La frequenza è variabile e a discrezione della decisione del terapista. L’importante è non esagerare con la durata di messa in tensione!