Gestire lo stress nello sport con il biofeedback

Autoregolare l’emotività e le sue risposte fisiologiche

INDICE

Conosciamo il Biofeedback

Presso l’F-Medical group di Frosinone è praticata la biofeedback, una metodologia terapeutica di matrice cognitivo-comportamentale attraverso la quale è possibile apprendere l’autocontrollo volontario e ad autoregolare le proprie risposte psicofisiologiche, che abitualmente sono involontarie o divenute tali in seguito a malattie, traumi.
Quando un individuo è sottoposto a condizioni di stress prolungate di carattere fisico o psicologico può accadere che mostra una vulnerabilità nella capacità di far fronte in modo efficace a tali situazioni, con conseguente alterazione dei pattern di attivazione del sistema neurovegetativo e una reale perdita di controllo delle proprie reazioni emotive. Non a caso, spesso noi psicologi, in ambito clinico, siamo testimoni di soggetti ansiosi che dichiarano di “non avere più la gestione di sé stessi, delle loro emozioni, né delle situazioni esterne della loro vita”, oppure di sentirsi talmente agitati e attivati che è “una reazione più forte di loro” che non sanno regolare né ripristinare ad uno stato di tranquillità e di controllo. Spesso, la loro richiesta è quella di “voler tornare ad essere come prima”, come quando erano padroni di sé e della loro esistenza.
Il biofeedback vanta un “potere” straordinario nel raggiungimento di questo obiettivo.
Lo scopo, infatti, è quello di aumentare il controllo volontario e consapevole della persona sulle reazioni del proprio organismo e di ricreare un equilibrio dei “sistemi di risposta fisiologica” che mostrano un’alterazione.
 

Cosa misura esattamente biofeedback

Il biofeedback si avvale di un sofisticato programma di software, che attraverso appositi sensori, è in grado di catturare, registrare ed elaborare i segnali di ritorno (feedback) dei parametri fisiologici che sono implicati nella risposta neurovegetativa allo stress e di mostrare in tempo reale sul monitor alla persona ciò che realmente “gli accade dentro”, ossia la sua reazione fisiologica.
Quando si è sotto stress, alcune funzioni cambiano:
  • il cuore batte più velocemente;
  • la respirazione accelera;
  • la pressione aumenta;
  • i muscoli si contraggono;
  • la sudorazione aumenta.
Dunque, i parametri che vengono misurati sono:
  1. La frequenza cardiaca e la variabilità di frequenza inter-battito.
Ad ogni battito cardiaco, il cuore pulsa una quantità regolare di sangue nei vasi sanguigni. La frequenza cardiaca (HR) misura l’attività cardiaca nei battiti al minuto, ossia la velocità delle contrazioni o pulsazioni misurate dai battiti al minuto. La variabilità di frequenza (HRV) è come cambia la frequenza tra un battito e l’altro che può aumentare o decrescere ed è correlata con le influenze del sistema nervoso simpatico e parasimpatico.  HRV agisce con la respirazione e con la regolazione della pressione arteriosa. Generalmente, il rilassamento effettuato con la respirazione addominale volontaria può rendere la frequenza in sincronia con i cicli di respiro al minuto, stabilizzando la variabilità di frequenza, diminuendo la pressione arteriosa.
  1. La frequenza respiratoria (cicli di respiro al minuto).
  2. La tensione muscolare.
Un muscolo è formato da tanti tipi di cellule motorie che vengono avviate da alcuni segnali elettrici che si muovono dal sistema nervoso alle placche motrici. Quando si contrae il muscolo vengono attivate in modo ordinato le cellule. Questa contrazione possiamo monitorarla con delle rilevazioni di vulnerabili correnti elettriche che arrivano agli elettrodi che si trovano sulla pelle, ossia l’Elettromiografia. La tecnica dell’elettromiografia serve per misurare la scarica elettrica delle fibre muscolari e ne quantifica sia la contrazione che il rilassamento.
  1. La temperatura periferica.
La vasocostrizione periferica è importante perché è legata al sistema nervoso simpatico che regola le risposte dell’ansia. Una temperatura bassa è sinonimo di vasocostrizione, ossia di meno sangue che affluisce in superficie per via dei vasi e capillari sanguigni compressi. La conseguenza sarà mani e piedi freddi, ma anche collo e tempie. Al contrario si comporta la vasodilatazione che permette al sangue di fluire in quantità eccessiva in superficie, con dispersione di calore. L’attività vasomotoria periferica è concomitante con altre risposte neurovegetative come la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna.
  1. La conduttanza cutanea (attività elettrica della pelle).
L’attività elettrica della pelle è strettamente correlata con i processi psicologici dell’attenzione e delle emozioni. Esiste un rapporto direttamente proporzionale tra l’attivazione neurovegetativa e la conduttanza cutanea; all’aumentare della prima c’è un incremento della seconda e viceversa.

Cosa accade durante una seduta di biofeedback?

La seduta consta di due momenti:
  • la valutazione del profilo psicofisiologico durante una seduta di baseline, in cui viene presa la misurazione dell’attività psicofisiologica basale a riposo.
Vengono misurati parametri specifici, illustrati precedentemente, che solitamente sono coinvolti nella risposta allo stress.
Il soggetto viene fatto rilassare, se vuole anche ad occhi chiusi e viene effettuata la misurazione per alcuni minuti; di seguito il soggetto viene sottoposto prima ad una condizione di stress oggettiva con rispettivo recupero e poi ad una soggettiva, in modo da ottenere una variabilità di risposte fisiologiche che subiscono una alterazione significativa.
  • Di seguito al profilo psicofisiologico rilevato, vengono scelti e applicati i protocolli di training di biofeedback per allenarsi ad apprendere risposte emotive più funzionali, incrementando il tono vagale e una maggiore armonizzazione del sistema di attivazione neurovegetativo.
 
Il soggetto può monitorare le alterazioni delle sue risposte e apprende a regolarle gradualmente in maniera consapevole e autonoma. Allo stesso tempo può apportare anche modificazioni cognitive, emotive e comportamentali che spesso accompagnano e rinforzano i cambiamenti fisiologici.
A questo proposito, il supporto del modello del condizionamento operante è evidente nel concetto di feedback in quanto rinforzi, cioè conseguenze positive che aumentano la possibilità che un certo tipo di comportamento volontario venga elicitato, poiché guidano la risposta operante in modo discriminativo. In tal senso, si premiano tutte le risposte che si avvicinano a quella desiderata, aumentando la ricompensa al progressivo avvicinamento alla risposta completa, ovviando il problema dell’ansia che potrebbe ripresentarsi dopo breve tempo che il soggetto non raggiunge la risposta desiderata. In tal senso, si motiva il soggetto a proseguire il training

Applicazioni del biofeedback con particolare riferimento allo sport

Il Biofeedback è stato applicato in integrazione con:
la psicoterapia nei disturbi d’ansia e della depressione;
nei disturbi dell’apparato muscolare e in integrazione con la fisioterapia (cefalea muscolo-tensiva, tic, spasmidolori muscolari, rieducazione e riabilitazione dei neurolesi);
nei disturbi dell‘apparato cardio-vascolare (emicrania, ipertensione essenzialearitmia cardiaca, disturbi vascolari periferici: sindrome di Raynaud);
nei disturbi dell’apparato respiratorio (asma bronchiale, rinite);
nei disturbi della pelle (iperidrosi);
nei disturbi dell‘apparato intestinale (colite, ulcera peptica, incontinenza fecale);
nei disturbi dell’apparato genito-urinario (impotenza, dismenorrea, dispareunia e vaginismo, enuresi);
in integrazione col trattamento di disturbi particolari (balbuzie, insonniasindrome della giuntura temporo-mandibolare, bruxismo, alcolismo).
 
Nello sport la “Psicologia dello Sport” si è interessata al BF sin dai primi anni ’80
applicandolo:
1. Per indurre delle modificazioni nello stato di attivazione (arousal) degli atleti;
2. Per individuare le condizioni psicofisiologiche associate al miglioramento della prestazione sportiva.
Nonostante il crescente interesse da parte dei ricercatori e la grande diffusione negli altri Paesi il Biofeedback, in Italia è ancora poco conosciuto e non applicato in modo ampio. Contrariamente ad altri Paesi, ad oggi l’utilizzo del Biofeedback non è ancora considerato parte integrante dell’ordinaria preparazione sportiva, sia mentale che fisica. Molti atleti e allenatori non ne conoscono ancora l’importanza e le potenzialità nei processi di allenamento.
Nonostante ciò, soprattutto nella psicologia che viene applicata allo sport, è provato che  il Biofeedback sia una delle tecniche più efficace ed efficiente per il miglioramento della performance atletica.
L’utilizzo del Biofeedback consente la realizzazione dei seguenti obiettivi:
1. Autoregolazione dell’attivazione (arousal)
2. Riduzione dell’ansia da prestazione, del dolore e della
fatica
3. Incremento della forza muscolare
4. Regolazione del ritmo cardiaco
5. Gestione dello stress
6. Ottimizzazione della prestazione
In maniera specifica viene utilizzato un  Biofeedback computerizzato oppure un videoregistratore per simulare le emozioni delle situazioni di gara e vengono abbinate a tecniche di rilassamento e/o attivazione.
L’approccio a tre stadi prevede:
I. PRIMO STADIO: baseline
II. SECONDO STADIO: l’atleta viene istruito sul BF, apprende la respirazione e come controllare in modo consapevole le sue risposte psicofisiologiche.
III. TERZO STADIO: l’atleta apprende a modificare volontariamente i propri livelli di attivazione e a mantenere questo stato per quanto lo desidera.
Un aspetto essenziale nell’autoregolazione dell’attivazione rivolta all’ottimizzazione della prestazione è il significativo uso della tecnica cognitiva immaginativa della prestazione stessa e delle sensazioni soggettive correlate. Il monitoraggio e la pratica del BF durante una simulazione immaginata della prestazione rende maggiormente efficace l’apprendimento e la stabilità dell’autoregolazione nella realtà e dunque del successo della prova.
Infatti, nel secondo stadio quando l’atleta monitorizza i suoi segnali e apprende come regolarli mediante il feedback acustico o visivo, viene istruito ad immaginare prima il momento della preparazione alla gara e dopo aver appreso una buona capacità di controllo, di rilassamento e concentrazione, si passa a simulare in covert la prestazione vera e propria e dunque, a regolare le risposte fisiologiche che possono condurlo ad un buon autocontrollo emotivo e a potenziare le sue energie mentali e fisiche  rivolte all’ottimizzazione della prestazione.
Nel terzo stadio, invece l’atleta viene istruito alla ripetizione costante degli esercizi BF a casa per migliorare l’autoregolazione, ma soprattutto per consentirgli di mettere in pratica quanto appreso in una sessione di allenamento reale o in una simulazione di gara in overt.
 

Biofeedback e riabilitazione dopo un infortunio

L’impiego del Biofeedback anche in ambito riabilitativo dell’atleta dopo aver subito un infortunio consente una riacquisizione del controllo della sua muscolatura e a ponderare la qualità della sua forza muscolare e monitorare consapevolmente il recupero.
Un aspetto non trascurabile è l’azione diretta che il Biofeedback può avere sui fattori psicologici che possono interferire durante il recupero, ossia sulla paura del rischio di un novo infortunio durante la gara, ma anche la prevenzione attiva sull’ansia da prestazione dopo aver subito un infortunio. Dunque, offrire la possibilità all’atleta di apprende a gestire il rilassamento o la contrazione muscolare in fase riabilitativa e i suoi stati emotivi, equivale ad ottimizzare un recupero che tenga conto della forma fisica così come della salute psicologica.
 

Cosa propone il centro?

In F-Medical Group Frosinone viene praticata la terapia di biofeedback assieme alla psicoterapia cognitivo-comportamentale per aumentare l’efficacia del trattamento in ambito clinico;
il Biofeedback viene usato come supporto per la preparazione dell’atleta;
come strumentazione riabilitativa in fase di recupero da infortunio;
come supporto alla fisioterapia nei casi di dolori muscolari cronici non altrimenti specificati.
Un training di Biofeedback compreso di baseline consta di 18-20 sedute una volta o due a settimana a seconda del caso e del contesto di applicazione
 
Dott.ssa Laura Carlini
Psicologa/Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale
con Formazione in Biofeedback

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